Secondo una recente indiscrezione del Corriere della Sera, la Banca Centrale Europea invierà presto al governo italiano una lettera contenente una censura in merito alla tanto discussa tassa sugli extra profitti delle banche.
Christine Lagarde (governatrice della BCE) non ha mandato giù il provvedimento del governo italiano, ritenuto potenzialmente dannoso per il sistema delle banche e per l’economia in generale. Oltre a questo, ci sarebbe anche una questione di metodo. Secondo i trattati europei, infatti, ogni decisione dei singoli stati che riguardano le banche deve necessariamente essere comunicata in via preventiva proprio alla Banca Centrale Europea.
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in queste ore sta difendendo la bontà della norma in questione. In passato la Premier ha anche attaccato la stessa Lagarde, accusandola di essere l’artefice dell’impoverimento di molte famiglie italiane a causa dell’aumento dei tassi d’interesse. Famiglie che adesso si trovano a dover fare i conti con delle rate del mutuo sempre più pesanti.
Cos’è la tassa sugli extra profitti delle banche?
La tassa sugli extra profitti è stata prevista dal decreto Asset, approvato lo scorso 7 agosto. Si tratta di una imposta straordinaria a carico degli intermediari finanziari, escluse le società di gestione dei fondi comuni d’investimento e le società di intermediazione mobiliare.
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Tale imposta, si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 47, è determinata applicando un’aliquota pari al 40% sul maggior valore tra:
- l’ammontare del margine d’interesse relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023 che eccede per almeno il 5 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022;
- l’ammontare del margine di interesse relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024 che eccede per almeno il 10 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022.
“L’imposta sugli extra profitti dovrà essere versata nel corso del 2024 e non sarà deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive. Le maggiori entrate derivanti da tale imposta saranno destinate al finanziamento del fondo per i mutui sulla prima casa e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese”.
Il Governo protesta: è tutta colpa della BCE
Come ormai sappiamo, a causa dell’alta inflazione di questi ultimi mesi, la Banca Centrale Europea ha dovuto mettere in atto degli strumenti di politica monetaria atti a calmierare proprio l’aumento dei prezzi dei beni e servizi. Da un lato si è provveduto al progressivo aumento dei tassi d’interesse di riferimento e dall’altro attraverso l’attuazione del cosiddetto Quantitative Tightening. Una ricetta, quella della Lagarde, che sta funzionando come ci si aspettava. L’inflazione nella zona euro sta scendendo mese dopo mese. Purtroppo, però, queste ricette non sono immuni da effetti collaterali.
Molti esponenti della maggioranza di governo, in diverse occasioni, hanno protestato contro questa politica monetaria così restrittiva. L’aumento dei tassi d’interesse, inevitabilmente, si traduce anche nell’aumento delle rate dei mutui a tasso variabile di tante famiglie italiane, che adesso versano in condizioni sempre più difficili. Il gettito della tassa sugli extra profitti, proprio come si legge nel comunicato del Governo, “sarà destinato al finanziamento del fondo per i mutui sulla prima casa e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese”.
Il problema è che, così come segnalato da Assoutenti, le banche potrebbero scaricare la tassa sugli extra profitti sulle spalle dei propri correntisti, attraverso un aumento dei costi di gestione dei conti correnti, carte, ecc. Il presidente della stessa associazione Furio Truzzi, attraverso un recente comunicato, ha dichiarato quanto segue «il Governo deve attivarsi da subito per impedire che un provvedimento giusto come la tassazione degli extra profitti possa trasformarsi in un danno per la collettività, bloccando sul nascere qualsiasi rincaro dei costi bancari».