L’Eurozona è appena entrata in recessione tecnica, a seguito di una contrazione dello 0,1% del PIL nell’ultimo trimestre.
Nonostante i toni allarmistici di molti (troppi) giornali nazionali nostrani, la situazione non è sicuramente poi così grave. In primo luogo, la dimensione di questa contrazione è davvero minima (trattandosi dello 0,1% del PIL). Inoltre, una recessione “tecnica” non è una vera e propria recessione economica (a breve chiariremo il significato di questi termini). Infine, cosa ancora più importante, la stessa era stata ampiamente prevista e, per certi versi, anche voluta dalle istituzioni europee, Banca Centrale in primis. Cerchiamo di capire meglio cosa sta succedendo.
Indice
Eurozona in recessione tecnica
Secondo i più recenti dati Eurostat, l’Eurozona è appena entrata in recessione tecnica, a seguito di una contrazione del PIL (Prodotto Interno Lordo) dello 0,1% nell’ultimo trimestre.
Attenzione, questo dato riguarda soltanto l’unione dei 20 Paesi che hanno aderito alla moneta unica. Se si considerano tutti i paesi appartenenti all’Unione Europea, al contrario, si è registrato un incremento dello 0,1%. Ad ogni modo, l’Italia ha fatto registrare una crescita dello 0,6%.
Sviscerati questi primi dati, adesso è l’ora di capire che cosa si intende per recessione tecnica, da cosa è dipesa e se questo dovrebbe farci preoccupare o meno.
Recessione tecnica nell’Eurozona, cos’è e da cosa è nata?
Iniziamo col dire che, banalmente, in una recessione, l’attività produttiva (misurata dal PIL) diminuisce.
In particolare, si ha una recessione “tecnica” quando il PIL diminuisce per almeno due trimestri consecutivi. Definizione quest’ultima che è leggermente diversa da quella di recessione economica, con la quale, generalmente, si intende la diminuzione del PIL rispetto all’anno precedente. Quest’ultima, quindi, è una situazione ben più grave e complessa.
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Come è possibile vedere nel grafico sottostante, negli ultimi due trimestri è stata registrata una contrazione del PIL, in entrambi i casi, dello 0,1%. L’eurozona, dunque, è ufficialmente entrate in recessione tecnica.
Perché siamo entrati in recessione tecnica?
Questa situazione è stata causata dalla contrazione dei consumi delle famiglie italiane, dovuta all’impennata dell’inflazione e dall’aumento dei tassi di interesse.
Volendo semplificare di molto il concetto, il PIL è diminuito perché i consumatori hanno ridotto la spesa. Di conseguenza, in una successione di causa ed effetto, è diminuita anche la produzione e aumentata la disoccupazione.
Una recessione cercata e ottenuta, ecco perché
Il principale obbiettivo della Banca Centrale Europea è quello di mantenere la cosiddetta “stabilità dei prezzi”, che ovviamente riguarda l’inflazione, che nell’ultimo periodo è schizzata alle stelle.
Questa stabilità si raggiunge con un’inflazione target del 2%. Così, negli ultimi mesi, al fine di contrastare l’aumento dei prezzi, la stessa Banca Centrale ha dovuto avviare una politica monetaria restrittiva, aumentando i tassi d’interesse. Questa ricetta sta funzionando: l’inflazione sta effettivamente diminuendo. Il problema è che il più grande effetto collaterale di una politica monetaria restrittiva è quello di una conseguente flessione dell’economica, e quindi: dei consumi, della produzione e dell’occupazione. Per questo motivo, abbiamo parlato in apertura di una recessione “prevista” e probabilmente anche voluta.
Tra PIL e Inflazione, il primo rimane un dato macroeconomico sacrificabile. Un’inflazione così alta per un lungo periodo di tempo, infatti, ha degli effetti devastanti sui risparmi delle famiglie.
Quando finirà questo ciclo economico?
Attualmente ci troviamo nella cosiddetta fase del ciclo economico del “debito a breve termine”, caratterizzata da alta inflazione e ridotta crescita del credito, che portano a una contrazione della produzione.
Purtroppo, non è possibile sapere esattamente equando usciremo da questa situazione. Tutto dipenderà anche dalle scelte della Banca Centrale Europea, che ha il potere di intervento sui tassi d’interesse. Ma per tornare ad una normalizzazione, bisogna prima attendere che si sia raggiunto l’obbiettivo del 2% di inflazione. A questo punto, la stessa BCE potrà allentare la stretta monetaria e passare (se le condizioni macroeconomiche lo imporranno) ad una politica di tipo espansiva, dando avvio a un nuovo ciclo economico, con un ritorno ai consumi, alla produzione e con l’aumento dell’occupazione.
Secondo molti economisti, tra i quali Andrew Kenningham di Capital Economics, alzare ulteriormente i tassi per raffreddare l’inflazione (che rimane ancora troppo alta) potrebbe danneggiare ulteriormente l’economia. Il rialzo dei tassi ufficiali da parte della Banca centrale europea potrebbe già essere giunto al suo culmine. Tuttavia, un primo taglio degli stessi potrebbe arrivare non prima del quarto trimestre 2024.