Siamo ancora lontani dall’obbiettivo d’inflazione del 2%. Se continua così, le banche centrali dovranno mettere in atto ulteriori strette monetarie, accelerando il ritmo dei rialzi dei tassi di interesse. È questo, in estrema sintesi, il discorso che il presidente della FED, Jerome Powell, ha appena fatto alla commissione bancaria del Senato, parlando di outlook sull’economia e della politica monetaria americana.
Un discorso che, a dire il vero, non avrebbe dovuto sorprendere più di tanto, proprio perché è quello che ci si dovrebbe aspettare dalle banche centrali. Eppure, le dichiarazioni di Powell hanno gettato nel panico i mercati finanziari, con i principali indici americani, Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq, che hanno chiuso venerdì rispettivamente a -1,66%, -1,85% e -2,05%, trascinando verso il basso anche gli altri principali listini mondiali, Italia compresa.
Nelle parole di Powell c’è una verità che troppo spesso viene ignorata dagli investitori, ossia che non è la FED a doversi preoccupare principalmente dell’economia del Paese. Il compito della Banca Centrale è un altro. Vediamo meglio di cosa si tratta.
I dati sull’economia e sul lavoro sono meglio del previsto. Powell potrebbe inasprire la stretta monetaria
Per combattere l’inflazione, ancora troppo lontana dal target del 2%, il presidente della FED potrebbe essere costretto ad accelerare sugli aumenti dei tassi di interesse, portando così il costo del denaro negli Stati Uniti ad un livello ancora più elevato.
Powell, in particolare, ha affermato che “i più recenti dati economici sono stati migliori del previsto”. Questo è un bene per l’economia statunitense, ma anche un male, soprattutto per l’inflazione. Ad esempio, come avevamo già spiegato qualche tempo fa, i posti di lavoro negli Stati Uniti stanno continuando a crescere nonostante la stretta monetaria.
PER CONTENUTI ESCLUSIVI E GUIDE GRATUITE
✅ SEGUICI SU:
Il problema è che la FED aveva previsto uno scenario per il raffreddamento dell’inflazione che contemplava, fra l’atro, un aumento della disoccupazione molto più alto rispetto alle condizioni attuali.
Se la totalità dei dati dovesse indicare che sono richieste strette più rapide, ha spiegato lo stesso Powell, la FED non potrà far altro che accelerare il ritmo degli aumenti dei tassi d’interesse, mantenendoli elevati per «qualche tempo».
Il governatore della FED ha poi proseguito dicendo che tali decisioni saranno prese strada facendo, in base ai nuovi dati macroeconomici.
La recessione sembra più vicina e si chiede al governo ulteriore indebitamento
In conclusione, Powell ha sostanzialmente spiegato che la politica monetaria (soprattutto per quel che riguarda l’innalzamento dei tassi d’interesse) potrebbe inasprirsi se le condizioni macroeconomiche dovessero richiederlo. Ovviamente, più sarà dura la stretta monetaria, più l’America (e non solo) rischia di andare in recessione. In questo caso, sarà compito del governo centrale mettere in atto le più opportune contromisure di politica economica.
Il problema, però, è che la legge americana prevede un tetto massimo sul debito pubblico. Tetto che è già stato raggiunto. In un tale contesto, gli spazi di manovra per far fronte ad una possibile crisi economica sono sicuramente molto risicati.
Per Powell, “il Congresso dovrebbe alzare questa soglia sul debito in modo tempestivo. Le conseguenze altrimenti potrebbero essere molto gravi”. Ed è proprio quello a cui sta pensando il Presidente Joe Biden e i democratici. I repubblicani, tuttavia, chiedono in cambio forti tagli alla spesa pubblica.
Insomma, una situazione davvero complicata. Il rischio di una recessione americana e globale sembra sempre più vicina. Molti analisti la danno ormai per certa. Per fortuna, bisogna anche dire che la stessa potrebbe essere di lieve entità, anche per quel che riguarda la sua durata. Staremo a vedere quali saranno le opportune ricette che la FED e il Governo metteranno in atto al fine di scongiurare scenari economici ben peggiori di quelli attuali.