Powell va avanti per la sua strada e aumenta i tassi d’interesse di un altro 0,25%, e questo nonostante le attuali turbolenze del settore bancario. Il presidente della FED, in breve, ha spiegato che la strada per raggiungere l’obiettivo d’inflazione del 2% annuo è ancora lunga e sarebbe prematuro un alleggerimento della stretta monetaria.
Le borse americane non hanno preso bene questa notizia, crollando nelle ultime ore di negoziazione, proprio durante la consueta intervista rilasciata dallo stesso presidente della FED. Ma cosa è andato storto? Davvero gli investitori non avevano previsto questo scenario?
Borse in calo con l’annuncio di Powell sui tassi d’interesse
Dopo le decisioni di Powell di aumentare i tassi d’interesse di un ulteriore 0,25%, L’S&P 500 è sceso bruscamente, chiudendo la giornata in ribasso dell’1,65%. Uno scenario che, a dirla tutta, poteva anche essere previsto.
Il fatto è che l’attuale crisi del settore bancario, si veda il fallimento della Silicon Valley Bank, sta facendo temere per una possibile recessione, forse anche più dura del previsto. Proprio per questo motivo, alcuni investitori stavano già ipotizzando su un possibile taglio dei tassi d’interesse. Previsione che è stata subito disattesa dallo stesso presidente della FED, che ha deciso di andare avanti per la sua strada, inasprendo ancora di più la politica monetaria. Per Powell, domare l’inflazione è la cosa più importante, anche se si rischia una contrazione dell’economia.
Bisogna anche dire che, secondo alcuni esperti analisti, questo potrebbe essere l’ultimo rialzo della FED.
Perché la Powell va dritto per la sua strada, aumentando ulteriormente i tassi d’interesse?
Soltanto qualche settimana fa, parlando della possibilità di una recessione, Powell gelava i mercati affermando che l’obbiettivo della Banca Centrale riguarda la stabilità dei prezzi.
La politica monetaria può sempre inasprirsi se le condizioni macroeconomiche dovessero richiederlo. Ovviamente, il pericolo è quello di andare incontro a una recessione più o meno dura. In questo caso, sarà compito del governo centrale mettere in atto le più opportune contromisure di politica economica.
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Queste dichiarazioni, ad ogni modo, sono state rilasciate prima del fallimento della Silicon Valley Bank e delle altre crisi bancarie. Adesso, la situazione sembrerebbe drasticamente cambiata, e questo Powell lo sa bene.
Potrebbe essere l’ultimo rialzo dei tassi d’interesse
Nonostante le parole di Powell, questo aumento dei tassi d’interesse potrebbe essere l’ultimo. Ci sono alcuni segnali che ci inducono a crederlo.
Nel mercato obbligazionario, il rendimento dei Treasury a due anni (che è molto sensibile alle variazioni dei tassi d’interesse) è sceso bruscamente al di sotto del 4%. Segno che gli operatori si aspettano un’inversione di rotta nel breve periodo.
In questi giorni, Ray Dalio – l’uomo che ha fondato e gestito “Bridgewater Associates”, uno degli hedge fund più grandi al mondo, famoso anche per il suo portafoglio d’investimento “all weather” – ha dichiarato che le attuali turbolenze bancarie sono un classico evento “del ciclo del debito a breve termine”. La buona notizia è che ci stiamo avvicinando verso un punto di svolta: “dalla forte fase di inasprimento, alla fase di contrazione del ciclo del credito/debito a breve termine”, ha spiegato Dalio.
La Fed, come ormai sappiamo, ha alzato i tassi di interesse per limitare l’economia e rallentare l’inflazione, e questo è stato il principale motivo che ha scatenato le crisi bancarie di questi giorni. Lo stress del sistema finanziario, adesso, potrebbe esercitare una notevole pressione sull’economia, eliminando, di fatto, la necessità di continuare ad alzare i tassi di interesse.
Come ha anche recentemente dichiarato George Goncalves, responsabile della macrostrategia statunitense presso MUFG Securities, la FED sarebbe stata molto più aggressiva sull’inflazione, “ma la crisi bancaria lo ha fatto al posto suo”. Probabilmente, ha proseguito Goncalves “Questo viene visto come l’ultimo o vicino all’ultimo aumento”.