Perché e in che misura l’inflazione sta erodendo drasticamente i nostri risparmi?
I rendimenti dei nostri investimenti sono per definizione incerti, quantomeno nell’ammontare. Se acquistiamo un’azione possiamo guadagnare dei dividenti, che possono essere più o meno stabili nel tempo, ma il valore di mercato del titolo potrebbe anche diminuire.
Le obbligazioni staccano delle cedole periodiche ricorrenti, ma c’è sempre un rischio di default dell’emittente o altri rischi specifici legati a questi strumenti. Per non parlare di altri asset come l’oro, materie prime ecc.
Ad ogni modo, esiste un asset per il quale possiamo essere certi che il suo valore diminuirà nel tempo (anno dopo anno). Di cosa stiamo parlando? della liquidità, ossia dei nostri risparmi in contanti o fermi sul conto corrente.
Generalmente si dice che il rendimento di un investimento è direttamente proporzionale al rischio.
Quindi, maggiore è il potenziale guadagno, maggiore è il rischio che l’investitore dovrà correre.
Poi c’è il denaro, che per molti è un asset sicuro, eppure, come già detto, è l’unico in costante perdita. Ma come è possibile? Ovviamente, per via dell’inflazione: un fenomeno che, inevitabilmente, erode il potere di acquisto della moneta.
In quest’articolo cercheremo di spiegare come l’inflazione agisce negativamente sui i nostri risparmi e andremo a calcolare quanti soldi abbiamo perso (in termini reali) negli ultimi anni. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Cosa è l’Inflazione? Ve lo spieghiamo in modo semplice
Il potere d’acquisto della moneta, nel corso del tempo, subisce un processo di fisiologica diminuzione a causa del costante aumento dell’inflazione.
Con la stessa quantità di denaro si potrà acquistare una minore quantità di beni e servizi nel futuro.
Per fare un esempio, soltanto qualche anno fa un kg di pane costava circa 2 euro (media nazionale, ovviamente il prezzo cambia da regione a regione). Per effetto dell’inflazione, adesso, lo stesso kg di pane costa circa 3 euro. Una differenza di 1 euro, che per 365 giorni l’anno fanno 73 euro di rincari. Dunque, possiamo affermare che in un’economia costituita da un solo bene: il pane nel nostro esempio, e nell’ipotesi che i soldi in mio possesso non siano aumentati, il mio potere d’acquisto è diminuito proprio di 73 euro in un anno.
Attenzione, in termini nominali non subisco alcuna perdita: se lascio 10 mila euro fermi sul conto corrente, tra 10 anni ritroverò la stessa somma di denaro, ma il suo valore sarà sicuramente inferiore.
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Quali sono gli obbiettivi della Banca Centrale Europea?
Il principale obbiettivo della Banca Centrale Europea è quello di mantenere la cosiddetta “stabilità dei prezzi”, che ovviamente riguarda l’inflazione.
La Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso che l’obiettivo di stabilità dei prezzi si raggiunge con un tasso di inflazione pari al 2 per cento nel medio periodo, che rappresenta un livello di inflazione che non comporta un costo troppo elevato per l’economia e che garantisce un adeguato margine di sicurezza contro il rischio di deflazione (riduzione continua e generalizzata dei prezzi).
La politica monetaria della BCE, dunque, è improntata al raggiungimento di questo target d’inflazione, e lo stiamo vedendo proprio in questi giorni. Christine Lagarde (Presidente della Banca centrale europea) sta adottando, come è ovvio che sia, una stretta monetaria, con un aumento dei tassi d’interesse che non si vedeva ormai da decenni.
Ecco come scoprire quanti soldi perdiamo per effetto dell’inflazione
Per via dell’inflazione, oggi possiamo acquistare una quantità di beni e servizi inferiore rispetto al passato. Ma quanto esattamente? Per capirlo bisogna effettuare una cosiddetta “rivalutazione monetaria”:
operazione che permette di conoscere il valore attuale di una somma di denaro espressa nella valuta del passato e consente di adeguare le somme di denaro al costo attuale della vita.
Esiste uno strumento, messo a disposizione dall’ISTAT, che permette di calcolare le variazioni percentuali della rivalutazione monetaria.
Questo strumento si chiama “Rivaluta” ed è accessibile direttamente dal sito dell’ISTAT.
Tecnicamente, si tratta di un tool per il calcolo delle variazioni percentuali tra gli indici maggiormente utilizzati per i fini previsti dalla legge e il rilascio della relativa documentazione ufficiale. L’indice riguarda i prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi).
Per calcolare la rivalutazione monetaria basterà scegliere il periodo e la somma di denaro da rivalutare (in euro o lire).
L’effetto che l’inflazione ha avuto sui nostri risparmi
Ipotizziamo di aver conservato da dicembre 2012 la somma di 100 mila euro sotto il materasso. A quanto ammonta oggi la rivalutazione monetaria in ragione dell’aumento dell’inflazione?
Il risultato che ci viene fornito dall’ISTAT è di 118.900 euro.
La chiave di lettura di questo risultato, anche se non del tutto intuitiva, è molto semplice.
100 mila euro del 2012 hanno oggi un potere d’acquisto quasi pari a 119 mila euro.
In sostanza, circa 10 anni fa con 100 mila euro era possibile comprare una certa quantità di beni e servizi. Oggi lo stesso paniere verrebbe a costare circa 19.000 euro in più.
Questo esempio ci mostra (in modo anche abbastanza chiaro) in che misura l’inflazione ha eroso i nostri risparmi soltanto negli ultimi 10 anni. Bisognerebbe anche considerare che, a parte il 2022, in questo periodo l’inflazione in Europa è stata decisamente bassa. Il grosso problema è che anche per i prossimi mesi / anni, la stessa potrebbe mantenersi a livelli ancora troppo alti, lontani da quell’obbiettivo del 2% fissato dalla stessa BCE.
A questo punto ci si deve chiedere: cosa è possibile fare per proteggerci da questo fenomeno? Ovviamente, bisogna investire i propri risparmi (noi consigliamo strumenti come gli ETF). Imparate a farlo (leggendo le nostre guide e i nostri articoli) oppure affidatevi a un consulente finanziario autonomo esperto.